Coco il pit a cui hanno sparato a Genova – Intervista ad Ylenia

Coco il pit a cui hanno sparato a Genova – Intervista ad Ylenia

Ottobre 5, 2018 0 Di Nicola Cibelli

Tutti avrete sentito del caso di Coco, il pit a cui hanno sparato a Genova. Ne abbiamo parlato in pagina e ne hanno parlato anche su trasmissioni nazionali. Si è discusso del caso in lungo e in largo si è parlato del perché e del come, sono scaturite polemiche e a volte persino insulti, in tutto questo i più però si sono dimenticati di parlare di Coco.

Oggi diamo voce a Ylenia la ragazza che ha accolto nella sua vita questa splendida creatura e che ha rischiato di perderla.

Abbiamo raggiunto telefonicamente Ylenia che ha accettato volentieri di parlare con noi, non di quanto accaduto ma di come sta ora Coco. Di seguito le domande poste dal nostro Nicola Cibelli e le risposte di una ragazza come noi, compagna di uno splendido pit che la accompagna fedelmente nella sua vita.

L’intervista

Ciao Ylenia, per cominciare Coco come sta? Che cure sta seguendo e che ripercussioni avrà il fatto nella sua vita?

-Ciao Nicola, grazie della domanda. Ora Coco sta bene, ha da poco terminato la cura di antibiotici. Indubbiamente la sua vita è cambiata dal fatto, ma per fortuna è ancora con noi e questo è importante. Quasi sicuramente ha perso la vista dall’occhio sinistro ma questo è ancora in fase di accertamento, sabato 06 ottobre abbiamo la visita dal veterinario che scioglierà questo dubbio. C’è da capire se la cecità è dovuta al forte trauma e il conseguente gonfiore oppure se è danneggiato irreparabilmente. Altro discorso è la zampa alla quale è stato colpito la cui frattura è guarita scomposta, sicuramente avrà bisogno di altri interventi.

Dal punto di vista psicologico Coco risponde bene all’accaduto è gioioso e sereno. I segni dell’accaduto si manifestano solo quando qualcuno suona al citofono, il che scatena uno stato ansioso e di stress. All’entrata di nuove persone in casa Coco si agita ma la cosa è gestibile lasciandogli un po’ di tempo per studiare il nuovo arrivato e calmarsi, magari con l’aiuto di un biscottino.

Raccontaci in breve la storia di Coco, da dove viene? E come è entrato nella tua vita? 

Coco è nato nel dicembre 2015 e a febbraio dell’anno successivo è entrato a far parte della nostra famiglia.  Si è aggiunto alla meticcia Mia, che ha 4 anni adottata da Salerno e ai due gattini Perla e Taz di 10 e 2 anni. All’inizio ero titubante all’idea di accogliere in casa un Pitbull, avevo avuto un pastore tedesco ma l’idea di accogliere un pit un po’ mi spaventava. Inutile dire che appena arrivato in casa Coco ha dissolto ogni mio dubbio con il suo amore e la sua fedeltà. Ho scoperto un mondo stupendo dietro ai pregiudizi e l’ignoranza che questa razza si porta dietro.

Coco che carattere ha?

Coco era un pitbull, equilibrato e disponibile con le persone previa socializzazione.  Non ha mai dato problemi con maschi e femmine, naturalmente con i maschi adulti bisognava ponderare e vedere se il cane ospite potesse essere un competitor dal punto di vista della dominanza. Ma alla fine Coco si è sempre dimostrato equilibrato. Ora naturalmente c’è del lavoro da svolgere. Dopo il trauma subito lo stato di ansia al sentire del citofono non è cosa da poco. Ma grazie a dei professionisti ed i consigli di persone competenti, io e la mia famiglia stiamo lavorando con successo su questo fenomeno, così da poterlo riportare alla serenità. Durante le altre situazioni è rimasto il Coco di sempre, giocherellone e sereno.

Coco

Le ragazze, dalle quali presi Mia in adozione, venute a conoscenza dell’accaduto, si sono mosse subito per poterci aiutare per affrontare le spese mediche. Nel tempo è rimasta l’amicizia poiché io stessa opero a volte come volontaria. Ringrazio Barbara Debora e Carmen.

Devo ammettere che è stata un’esperienza orribile, ma ci sentiamo fortunati perché Coco è ancora qui con noi a regalarci la gioia necessari per passare oltre.

Ylenia Femia

La famiglia di Pitbull is not a crime, si stringe intorno a Coco e Ylenia e a tutta la sua famiglia per augurare una pronta guarigione. Siamo felici che lì dove poteva esserci un vuoto incolmabile a memoria di un fattaccio ci siano “solo” delle brutte cicatrici e qualche fattura salata da pagare, in fondo nulla vale quanto una vita.